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La difficile scelta della Chiesa Se le richieste di Messori esposte nel precedente capitolo appaiono quanto mai discutibili sul piano teologico, hanno almeno qualche possibilità di venire accolte dalla Chiesa sul piano pratico? Da quanto si è detto, risulta chiaro che per la Chiesa di oggi il problema non è solo quello di discernere in modo soddisfacente le apparizioni autentiche da quelle fasulle, ma è molto più vasto: si tratta di mettere in discussione l’impostazione data all’evangelizzazione per quasi venti secoli. Al termine del nostro itinerario nel mondo delle apparizioni e delle altre rivelazioni private, possiamo tirare qualche conclusione circa le prospettive che al cattolicesimo si aprono all’alba del terzo millennio. In un mondo in cui la fede è sempre più insidiata ed erosa dal secolarismo e dal contatto con altre confessioni religiose, la Chiesa si trova sostanzialmente a dover scegliere fra due opzioni. 1) La prima consiste nel puntare, come ha fatto per duemila anni, sulla Rivelazione biblica e sulla Tradizione, ponendole a base del proprio Magistero e dichiarandole vincolanti per i fedeli. Quanto al mondo dei carismi, si tratterebbe di riservargli una funzione di semplice rinforzo della fede, negandogli in via di principio un carattere vincolante. 2) La seconda consiste invece nel puntare in primo luogo, per sostenere l’opera di evangelizzazione, proprio sulla dimensione carismatica, che comprende innanzitutto : - le apparizioni (in primo luogo quelle della Vergine) e varie altre forme di rivelazione privata; - i miracoli: dal sangue di san Gennaro alle lacrimazioni e alle guarigioni mircolose, dai miracoli eucaristici fino al mistero della Sindone. Quasi come corollari di questa opzione fondamentale, si possono elencare: - la venerazione di alcuni santi capaci di mobilitare grandi folle prima ancora della beatificazione, quali recentemente sono stati padre Pio e madre Teresa di Calcutta; - le devozioni e le pie pratiche, spesso legate alla figura di questi santi (v. ad esempio la Coroncina della divina misericordia); - i movimenti carismatici, tra cui in prima linea il Rinnovamento nello Spirito e i Neocatecumenali; - i pellegrinaggi sui luoghi delle apparizioni e dei miracoli, e in genere la frequentazione dei santuari. È pacifico che, in via di principio, tutte queste manifestazioni di religiosità - quasi interamente ignorate dal Catechismo della Chiesa Cattolica - non intendono affatto porsi in alternativa alla religione del Magistero. Ma è innegabile che esse innanzitutto conferiscono alla fede un nuovo e diverso fondamento. “Anche se la Madre di Dio, apparendo, non dicesse neppure una parola”, scrive senza mezzi termini padre Livio, “… la sua sola presenza è un argomento apologetico inoppugnabile” (AS, p. 85). Il che ovviamente ci porta a chiederci perché mai il CCC spenda tutti i primi capitoli per la difesa dei fondamenti della fede non utilizzando minimamente tale argomento. E negando addirittura carattere vincolante alla fede nelle apparizioni! “La Madonna è cattolica”, precisa ancora padre Livio, e il suo apparire dà la certezza assoluta che il cattolicesimo è l’unica religione vera. Sicché, deduciamo noi, il fatto che il Papa, anziché annunziare le sue apparizioni a tutti i fedeli, osservi su di esse il più rigoroso silenzio, assume una gravità mostruosa. Ma non è solo il fondamento della fede che risulta stravolto dalla propsettiva carismatica: ne risulta profondamente mutata anche la storia della salvezza. Secondo tale pospettiva, che sviluppa tra l’altro un suggerimento di Jean Guitton, da quasi due secoli sarebbe in corso infatti una massiccia offensiva del Cielo, attuata mediante le apparizioni di Maria, per contrastare il razionalismo e il laicismo dilaganti che mirano ad annientare la Chiesa. Proprio per questo l’azione celeste si sarebbe concentrata in primo luogo sulla Francia illuminista e positivista, come starebbero a dimostrare Rue du Bac, La Salette, Lourdes, Pontmain, Pellevoisin, nonché Beauraing e Banneux, esse pure in area francofona. E che il risultato di tale azione sia da considerare positivo sarebbe provato dal fatto che i laici increduli non sono riusciti nell’intento di sradicare il cristianesimo (!). A dire il vero, se oggi in Europa vi è un’ “apostasia silenziosa”, e se proprio la Francia viene oggi più che mai considerata la culla del “fondamentalismo laicista”; se qui insomma, come dice padre Livio, è la testa del serpente, che costringe la Vergine ad apparire per decenni a Medjugorje, si dovrebbe dedurre che il piano di Maria è fallito. Guardando le cose nella prospettiva di Satana, dovremmo supporre che egli abbia tutte le ragioni per considerarsi molto più soddisfatto della Madonna. Ma non è questo che qui ci interessa rilevare. Quel che importa è che questa “campagna” del Cielo viene definita, da chi la annuncia, come “la più grande forza evangelizzatrice dei tempi moderni”. Orbene, se si considera che il Catechismo della Chiesa Cattolica (siamo costretti a ripeterci) mostra di non avere il minimo sentore di questa straordinaria forza evangelizzatrice, la schizofrenia è tale da indurre a ipotizzare l’esistenza di due religioni diverse, o quanto meno di due diverse chiese. Che tale conclusione non sia poi così stravagante e arbitraria ce lo conferma indirettamente lo stesso padre Livio quando ammonisce di guardarsi dall’idea di una “Chiesa delle apparizioni” (FM 9). In realtà, qui non si tratta più solo del fatto che la nuova rivelazione è compiuta da giornalisti sostituitisi agli evangelisti, come si è detto parlando dell’ “esoterismo cristiano” in “Modalità della comunicazione divina”; qui siamo di fronte, ripetiamo, a un diverso fondamento della fede (l’esperienza diretta del soprannaturale in luogo di Scrittura e Tradizione) e a una diversa articolazione della storia della salvezza (il Cielo interviene direttamente e sistematicamente, da quasi due secoli, per rimuovere gli ostacoli all’evangelizzazione). Accanto a un cattolicesimo ecclesiocentrico, o bibliocentrico, o magisteriale – ossia quello del CCC -, abbiamo così, di fatto, un cattolicesimo carismocentrico, una sorta di “fenocattolicesimo”, ovvero “cattolicesimo delle apparizioni”, con buona pace di padre Livio. Il quale, del resto, rispondendo a un’ascoltatrice al termine della “Catechesi giovanile” del 18 febbraio 2005, si è lasciato sfuggire che, se da un lato vi sono religiosi di cui egli ha la massima stima che non vogliono sentir parlare di apparizioni, dall’altro “per quanto riguarda la gente, fan più le apparizioni che tutto il resto”. Volendo coniare uno slogan, si potrebbe dire che attualmente il cattolicesimo, lungi dall’essere morto o moribondo come vorrebbero tanti suoi avversari, ha adddirittura una doppia vita. Nel fenocattolicesimo c’è tutto il CCC, ma in più ci sono, come elemento primario, mariofanie e cristofanie, che nel CCC mancano pressoché completamente. Esse dimostrano inoppugnabilmente la verità del cristianesimo, e praticamente tutta la catechesi può venir fatta sulla base delle apparizioni, dei loro messaggi e del segreto piano celeste che esse rivelano. Padre Livio protesta che è inutile raccomandargli di attenersi unicamente alla Scrittura interpretata dal Magistero: per lui la Chiesa, riconoscendo solennemente Lourdes e Fatima, ha ufficialmente “sdoganato” le mariofanie. E di fatto egli fa almeno il 50% delle sue catechesi sulla base di Medjugorje (con l’aggiunta di Fatima, La Salette, Rue du Bac, Lourdes …), incurante (ma possibile che non se ne sia mai accorto?) del silenzio di tomba in proposito da parte del CCC, pur firmato di suo pugno solo 15 anni fa - non uno o due secoli or sono! - proprio da un papa supermariano. La Chiesa, come sappiamo, teme le apparizioni e teme i miracoli. E, in particolare, Benedetto XVI, a suo tempo artefice primo proprio del “Catechismo” e del suo recente “Compendio”, non appare avere alcuna simpatia per il “de Maria numquam satis”, l’aureo principio secondo cui di Maria non si dice mai abbastanza. Per lui, chiaramente, la Vergine è già presente, nella Chiesa e nella devozione, quanto basta. Correttissimo (“mariologicamente corretto”, verrebbe da dire), non dimentica mai di invocarne l’intercessione al termine dei suoi discorsi pubblici. Poi, all’ “Angelus” domenicale, per forza di cose, recita ogni volta le tre Avemarie previste dal rituale. Ma si ha la netta impressione che questo gli sembri più che sufficiente, e che sia alieno dall’imbarcarsi in avventurose iniziative volte a riconoscere nuove apparizioni o addirittura proclamare nuovi dogmi mariani. L’ha dimostrato anche commentando la richiesta di definizione del dogma di “Corredentrice, Mediatrice, Avvocata” avanzata dalla veggente olandese Ida Peedermann (v. “Le strane pretese della Madonna di Amsterdam”). E già l’aveva lasciato intendere nel libro-intervista scritto con Vittorio Messori. Dopo una serie di pontefici – da Pio XII a Giovanni Paolo II – l’uno più mariano dell’altro, Benedetto XVI appare decisamente in controtendenza. Se poi si considera che gli stessi suoi predecessori (con la parziale eccezione di papa Pacelli, nonché di papa Wojtyla per quanto riguarda Fatima) si mostrarono sempre diffidenti verso le mariofanie, risulta chiaro che il papa attuale non pare proprio il più indicato per promuovere il cattolicesimo delle apparizioni e dei miracoli. Prima o poi comunque la Chiesa, attualmente impegnata in un difficile esercizio di equilibrismo, consistente nel fingere di non vedere e non sentire le novità che fermentano tutt’intorno, dovrà prendere chiaramente posizione, o riconfermando in modo deciso la linea tradizionale o aprendosi senza riserve alla nuova prospettiva dei carismi. A nostro giudizio, è ben difficile che accetti la concorrenza paritaria della dimensione carismatica. E noi non ci sentiamo di darle torto, pensando ai tormenti che le hanno procurato - e tuttora le procurano - le mariofanie, vere o presunte, di Fatima e di Medjugorje. Quelle mariofanie che vengono messe sotto la lente nella seconda e nella terza parte della nostra trilogia. |
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