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Le donne come testimoni
L’apologetica considera serio motivo di credibilità della Risurrezione il fatto che gli annunci degli angeli e le prime apparizioni del Risorto abbiano come destinatarie delle donne, la cui testimonianza era considerata invalida. È questo un aspetto particolare della tesi che scorge motivi di credibilità nelle numerose affermazioni “controproducenti”, “autolesionistiche”, presenti nei vangeli, affermazioni che attesterebbero l’assoluta sincerità degli autori, costretti, si dice, ad ammettere anche circostanze tali da gettare discredito sulla Chiesa (v. qui sotto al punto 6). Ma circa la precedenza data alle donne vanno fatte alcune considerazioni specifiche. 1) L’argomento sarebbe molto importante se le donne fossero le uniche a testimoniare l’avvenuta Risurrezione, se portassero cioè tutto il peso della testimonianza. Ma sono soltanto le prime testimoni, destinate ad essere poi seguite dagli apostoli. Quando la testimonianza evangelica è pronta per essere offerta ai destinatari, comprende tutte le apparizioni; quelle alle donne rappresentano solo la “preistoria” delle epifanie, e sono di fatto “superate” dalle altre, che le seguono a distanza di qualche ora. Tant’è vero che Paolo, il primo in ordine di tempo a mettere per iscritto il “bollettino” delle apparizioni, può addirittura permettersi di non accennarvi neppure. Come si può dunque sostenere che la menzione delle donne come prime a vedere il Risorto nei resoconti evangelici poteva seriamente nuocere alla diffusione del kérygma? 2) Le donne che vedono per prime Gesù si riducono in effetti alla sola Maddalena (in Mt, Mc e Gv), a cui va aggiunta, nel solo Matteo, “l’altra Maria”. Tutto qui. In Luca le donne non vedono niente; a vedere son solo Pietro, i due di Emmaus e poi gli Undici con gli altri discepoli presenti nel cenacolo. È vero soltanto che le donne, in tutti i sinottici, sono le prime a ricevere l’annuncio dell’avvenuta Risurrezione. Va ancora notato che nel quarto vangelo la Maddalena, pur essendo la prima a vedere il Risorto, viene preceduta da Giovanni per quanto riguarda la fede nella Risurrezione. 3) Resta poi da vedere quanto risponda al vero l’affermazione che le donne non vengono credute. In effetti, in Matteo risulta, collegando il v. 10 col v. 16, che gli Undici prestarono loro fede. In Luca si dice sì che il loro racconto fu preso come un vaneggiamento, ma si aggiunge subito che “tuttavia” Pietro, nientemeno che il principe del collegio apostolico, si mosse per andare a verificare la validità delle loro informazioni, e con risultato positivo. E i due di Emmaus ripetono la stessa cosa, per di più senza neppure accennare a manifestazioni iniziali di incredulità, e attribuendo la ricognizione al sepolcro (anche per loro tale da confermare l’annuncio) a più di un discepolo. In Giovanni, la Maddalena viene presa immediatamente sul serio quando reca la notizia del sepolcro vuoto; e quando comunica di aver visto Gesù, recandone il messaggio, non si dice affatto che non sia stata creduta, sicché si è autorizzati a pensare che la sua ambasciata sia stata recepita positivamente. Pertanto, l’unico caso in cui viene completamente negata fiducia a una donna (una sola, Maddalena) finisce per essere quello della “finale lunga” di Marco, di composizione tardiva (Mc 16, 11). Lo stesso Marco peraltro ci riferisce, a quanto sembra in contrasto con Luca, che la fiducia venne negata anche ai due discepoli di Emmaus; il che significa che la diffidenza non colpiva solo le donne, ma tutti i discepoli di rango gerarchico inferiore, indipendentemente dal sesso. E del resto vediamo che Tommaso si rifiuta addirittura di credere al collegio apostolico al completo! 4) Comunque sia, le donne, tanto al sepolcro (da parte degli angeli) quanto nelle apparizioni (da parte di Gesù), ricevono l’ordine di riferire, di informare Pietro e gli altri apostoli: a loro non viene detto altro. I discorsi di spessore teologico sono rigorosamente riservati agli uomini. Da ciò quindi il ruolo delle donne risulta di fatto drasticamente ridimensionato: sono dei passaparola, dei portaborse. O, se vogliamo essere gentili, diremo che sono degli “angeli”, ossia dei messaggeri: le antesignane della “donna angelo”. 5) Non è affatto vero che la prima apparizione di Gesù sia “fondante” (v. “Dicono che è risorto”, p. 47: Kirchengründende Christophanie), che conferisca cioè a chi ne fruisce il carisma di fondatore della Chiesa; fondante è quella ai capi (Pietro) o al collegio apostolico, precursori rispettivamente del papa e del concilio. Non si capisce del resto come si possa aprioristicamente affermare un principio quando sotto gli occhi di tutti vi sono dei fatti che lo smentiscono in modo clamoroso. Nel nostro caso vi è la circostanza, stranamente dimenticata da Messori, che le donne non contano nulla nella Chiesa delle origini: il loro anticipo nel ricevere l’annunzio dell’avvenuta Risurrezione non risulta quindi aver fruttato loro alcuna considerazione particolare, e tanto meno incarichi di qualche rilievo. Del resto, la Maddalena è praticamente l’unica donna, abbiamo detto, ad avere avuto il privilegio di vedere prima degli apostoli il Risorto; ed è facile verificare che di lei, dopo quell’episodio della domenica di Pasqua, non si sa assolutamente più nulla. Non viene più neppure nominata in alcun testo. Sulla figuraccia fatta fare alle donne è significativo questo passo di Bèda Rigaux: “Così pure Marco non attribuisce molta intelligenza alle pie donne: comprano gli unguenti allo scadere del sabato; vanno al sepolcro senza sapere come riusciranno ad aprirlo; stanno poi zitte per la paura. Esse non vedono nulla e nessuno. Non sono questi dei tratti di esaltazione leggendaria della loro funzione!” (DHR 417) 6) Ma, come si è accennato all’inizio, la considerazione più importante per ridimensionare il presunto “coraggio” degli evangelisti nel fare delle donne le prime testimoni dell’avvenuta Risurrezione (coraggio che sarebbe indizio di veridicità dei racconti) è la seguente: quando si è portatori di un annuncio che orgogliosamente si autoproclama follia per i pagani e scandalo per i giudei, quando ci si vuole gloriare proprio e soltanto della croce di Cristo, allora tutto ciò che è più infamante, più squalificante, meno “decoroso”, anziché essere indizio di storicità diventa motivo di sospetto. Perché qui si gioca proprio sulla provocazione: sull’autoflagellazione, sulla valorizzazione di quanto è comunemente considerato negativo, in nome di una sorta di Umwertung aller Werte che viene esaltata come il “paradosso (ovvero lo scandalo) cristiano”. Torneremo sull’argomento, in una prospettiva più generale, parlando delle “affermazioni autolesionistiche” e del cosiddetto “criterio dell’imbarazzo” nel capitolo “Gli appelli al buon senso”; e soprattutto nel capitolo “Apologia del mistero, del paradosso, dello scandalo”, affrontando il problema della “logica inaudita” che quando torna comodo si pretende di porre a base di tutto il messaggio cristiano e della storia della Chiesa. Di passaggio, diremo che un corollario di questo atteggiamento è ad esempio l’ampiezza dell’episodio dei due discepoli di Emmaus in confronto alla laconicità con cui è annunziata, sempre in Luca, l’apparizione a Pietro. Tanto spazio a due sconosciuti seguaci e una sola riga al principe degli apostoli! - - Gesù e le donneLe apparizioni e gli annunzi pasquali alle donne pongono un altro problema, di regola trascurato dall’esegesi. Se la testimonianza delle donne non contava nulla (di qui, si afferma, il silenzio di Paolo), è mai possibile che Gesù non lo sapesse? E se lo sapeva: 1) perché appare loro, e, al pari degli angeli, le incarica di portare ai discepoli maschi la sconvolgente notizia della sua risurrezione? 2) perché rimprovera gli apostoli di non aver creduto a chi l’ha visto risuscitato? È una delle tante gaffes attribuite al Risorto. In alternativa, si può avanzare un’ipotesi sadica: Gesù vuol forse avere pretesti per rimproverare gli apostoli per la loro durezza di cuore? Per giustificare Gesù e i suoi angeli della “leggerezza” di aver incaricato dei messaggi e gratificato delle apparizioni le donne, che non potevano venir credute, bisogna assolutamente supporre che Gesù stesso intendesse espressamente rivalutare lo status femminile: poiché era stata una donna a introdurre nel mondo il peccato, doveva essere una donna a recare il primo annuncio della redenzione. Le apparizioni alle donne avrebbero dunque un significato teologico. In tal caso risulta però imperdonabile l’atteggiamento di Paolo, il quale continua, da buon misogino, a ignorare le apparizioni a destinazione femminile. Non vale dire che non le cita perché non sarebbero state rilevanti per i suoi destinatari. Non vale perché aveva l’occasione di citarle accanto alle altre, non certo in luogo di quelle. Quindi: o inguaribile misoginia di Paolo, che non avrebbe capito nulla della lezione “rivoluzionaria” di Gesù; o, se tale lezione non era affatto negli intenti di Cristo, scelta assurda, del tutto inintelligente, da parte di Gesù stesso e/o dei suoi angeli. |
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