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Ci pare opportuno chiarire il concetto di “alleanza” biblica tra Dio e l’uomo, concetto di cui si parla al punto 4 del nostro elenco di “Tratti qualificanti ...”. L’importanza del tema appare evidente se si pensa che il termine ‘testamento’ significa ‘patto’, quindi l’Antico e il Nuovo Testamento traggono nome proprio da due diverse alleanze stipulate da Dio con gli uomini. Vi è nella Bibbia una prima allenza stretta da Dio con Noè: riguarda l’umanità intera e consiste nell’affidamento all’uomo di tutto il mondo creato. L’affidamento è accompagnato dalla promessa divina di non mandare più il Diluvio né altra catastrofe di tal genere. Come si vede, l’ “alleanza” ha un contenuto antropologico più che teologico: siamo nell’ambito dei primi 11 capitoli della Genesi, in cui si tratteggia la storia dell’umanità fino alla dispersione causata dall’episodio di Babele. Nel cap. 12 inizia la storia del popolo ebraico: Dio stringe un’alleanza col patriarca Abramo, affidandogli una missione in vista della storia della salvezza e promettendogli la terra di Canaan, ossia la Palestina, nonché una discendenza numerosissima. Il Signore dice che in Abramo “si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (12,3 e 18,18): si tratta di un’espressione molto vaga, che non autorizza affatto a vedere il compimento di tale promessa nella redenzione operata da Cristo; tant’è vero che il segno dell’alleanza è costituito dalla circoncisione, attestante l’appartenenza al popolo di Dio. È importante sottolinearlo: la circoncisione, da praticarsi sul neonato (“quando avrà otto giorni”, Gn 17,12), viene a perdere il significato di rito di iniziazione all’età adulta (che costituiva indubbiamente la sua origine antropologica) per assumere inequivocabilmente, nelle parole stesse di Dio, il valore di segno di appartenenza al suo popolo: il “popolo dell’alleanza”, appunto. L’alleanza stretta, in certo senso a titolo personale, con Abramo viene confermata nei confronti di Isacco e poi di Giacobbe (ne è suggello il cambiamento del nome in quello di Israele); finché riceve una nuova solenne proclamazione sul Sinai, dove Mosè riceve le tavole della Legge e tutto il popolo viene chiamato a sottoscriverla solennemente. Qui compare anche un nuovo simbolo, l’arca santa detta appunto “dell’alleanza”. Dopo di ciò, ossia dal libro dell’Esodo fino ai testi più tardi dell’AT (compresi i cosiddetti “deuterocanici”, non inclusi nel canone giudaico), ogni volta che riappare il tema dell’alleanza, per una sua conferma o precisazione, si tratta sempre ed esclusivamente di alleanza col popolo ebraico. Così è anche nel caso del passo spesso citato di Zc 9,11, in cui l’alleanza è tra Dio e la “figlia di Sion”. In particolare, nonostante i richiami fatti dagli esegeti devoti - tra cui la Bibbia CEI - a Ger 31, 31 a proposito dell’annuncio di Gesù della “nuova alleanza” suggellata dal suo sacrificio (cfr. Lc 22,20), anche questo passo si riferisce inequivocabilmente ad un patto stipulato con un solo popolo, il popolo eletto. Per dissipare ogni equivoco sarà opportuno citarlo per esteso: “31Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore -, nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. 32Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. 33Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. […]”. È facile verificare che questa è l’unica volta che l’espressione “alleanza nuova” compare nell’AT. La nota stessa della Bibbia CEI lo conferma, aggiungendo però che l’alleanza in questione “è collocata in un futuro escatologico”, e che il profeta ne parla ancora (v. Ger 32,40) “come di una alleanza eterna” (si citano a riscontro Is 55,3, Is 59,21 ed Ez 36, 25-28). Ma soprattutto viene precisato che “i libri del NT guardano a Gesù come a colui che ha realizzato questa nuova alleanza nella sua morte di croce e l’ha resa eterna nella sua risurrezione (cfr. Lc 22,19-20; 1Cor 11,23-25; 2Cor3,3-6; Eb 8,6-13; Eb 9,15-18)”. Il guaio è che, guarda caso, ci si dimentica di dire che tale identificazione – compiuta dagli autori neotestamentari - della “nuova alleanza” di cui parla Geremia con la “nuova alleanza” annunciata da Gesù è totalmente arbitraria. È elementare infatti che un’alleanza, al pari di qualsiasi altro genere di patto o contratto, è contraddistinta, prima ancora che dal suo contenuto e dallo scopo che si prefigge, dall’identità dei suoi contraenti. E nel nostro caso il contraente dell’alleanza istituita da Gesù è, accanto a Dio, non più “la casa d’Israele con la casa di Giuda” (come nel libro di Geremia), bensì l’umanità intera, cui si applicano i frutti del sacrificio redentivo, ossia del sangue “che è versato per molti per il perdono dei peccati” (Mt 26,28; cfr. Mc 14,24; dove “molti”, ci informa una nota della BIbbia CEI, “indica la moltitudine dell’umanità, che Gesù salva”. La conclusione è quindi chiara: l’alleanza proclamata da Gesù nell’Ultima cena e suggellata col suo sangue è qualcosa di completamente diverso dall’alleanza stretta da Dio con Abramo e rinnovata coi suoi discendenti. E di tale nuova alleanza, che toglie ad Israele il ruolo di popolo eletto conferito da Dio ai patriarchi, nell’AT non vi è neppure il più vago preannuncio. Come volevasi dimostrare, quindi, siamo di fronte a una rottura clamorosa sul piano teologico. Vedere nelle parole di Gesù istituenti l’eucaristia un’allusione alla “nuova alleanza” di cui parla Geremia è dunque una mistificazione bella e buona. Suggerita ovviamente dal disperato bisogno di reperire nell’AT promesse e preannunzi delle novità teologiche portate da Cristo. È interessante notare che anche in Eb 8, 6-13 si cita il passo di Geremia a sostegno del presunto preannunzio di un’alleanza di tipo nuovo e diverso. Mistificazione pura, dunque. Però, provocatoriamente, si potrebbe prendere in parola l’autore per la sua affermazione conclusiva: “Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima: ma ciò che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire”. Bene. Se è così, non sarebbe illegittimo concludere che il Vecchio Testamento può anche venir cestinato.
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